Dal nostro Ufficio Stampa…
a cura del Dott. Massimo Iaretti
Le truffe uccidono, aumentare le pene non è sufficiente a proteggere i più deboli
I recenti provvedimenti contenuti nel ‘pacchetto sicurezza’ adottato dal Governo prevedono una repressione più incisiva del fenomeno delle truffe agli anziani. Si tratta di un reato particolarmente odioso che, alla data del 31 agosto scorso, ha visto gli anziani vittime di questa fattispecie di reato nel numero di 21924, ovvero in aumento del 28,9% rispetto al medesimo arco temporale del 2022 quanto le vittime anziane di raggiri erano state 17.008. L’innovazione normativa consiste nell’introduzione di un nuovo comma all’articolo 640 del Codice Penale che inserisce una specifica ipotesi di truffa aggravata precedendo una pena da 2 a 6 anni e la multa da 700 a 3000 euro, innalzando così sensibilmente le pene edittali e introducendo nel novero dei reati per i quali è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza. Sicuramente è un passo avanti importante sotto l’aspetto sanzionatorio, intendendo le pene accresciute, sia detentiva che pecuniaria, un elemento di deterrenza e di repressione. Come pure sono importanti le campagne delle Forze dell’Ordine di informazione e di sensibilizzazione rivolte ai cittadini, come pure le iniziative che l’Associazione Controllo del Vicinato porta avanti. La fattispecie del reato di truffa, però, come descritta dall’art. 640 C.P., al di là della previsione normativa e degli aspetti statistici, porta con se una problematica che viene sottaciuta e che è connessa alla natura stessa delle vittime, gli anziani con le loro fragilità. Sovente l’azione delittuosa dei malfattori (termine che uso come eufemismo) ha conseguenze che vanno molto molto al di là del danno patrimoniale che possono creare e sono difficili da quantificare. Pensiamo ad un anziano o ad una anziana che sia stato privato, con destrezza o meno, dei suoi beni che sono magari i risparmi di tutta una vita, o il ricordo di una persona cara che non c’è più e pertanto l’ultimo legame in vita con questa, oppure la vergogna (peraltro non giustificata perché dovrebbe vergognarsi il vigliacco delinquente che ha portato a termine la truffa) che proverà nel raccontare ai figli di essere stato buggerato o la pausa che i vicini possano saperlo e deriderlo. Sono tutti fattori di stress che in una persona non più giovane possono creare dei danni irreparabili, non visibili, ma dei quali potrà nei casi estremi essere ben visibile la conseguenza. Occorre aprire su questo punto un ragionamento serio e approfondito. ACdV può fare molto sia sensibilizzando i decisori pubblici a prendere decisioni che tutelino anche, ove e quando sia possibile, la condizione degli anziani truffati. Deterrenza, informazione, prevenzione, repressione sono tutti aspetti importanti ma anche il versante della tutela post-truffa dell’anziano è un dato da tenere presente. Il dibattito e le proposte su questo punto sono aperti.
Massimo Iaretti